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Macchine per scrivere e calcolatrici



Olivetti Lettera 22 - anno 1956 circa

Interventi riparativi - ricostruzione supporto leva interlinea


Questa pagina aprile 2017

 

La Olivetti Lettera 22 è probabilmente la più celebre macchina portatile mai prodotta da Olivetti. E' stata prodotta in tre serie tra il 1949 e il 1963 in circa un milione di esemplari ed è la "mamma" della più diffusa ed economica Lettera 32 (circa sei milioni di esemplari in vent'anni di produzione qua e là nel mondo).

La Lettera 22 è il primo prodotto commerciale di Olivetti progettato per la semplificazione di molti meccanismi ma dotata di telaio in duralluminio come le macchine standard degli anni Cinquanta. Il carrello si muove su sette punti di sospensione, di cui cinque sono cuscinetti a sfere. Tali accorgimenti la rendono un apparecchio al livello delle migliori macchine delle altre case produttrici dell'epoca; magari non precisa come le Olympia e le Hermes e non robusta come le Triumph e le Adler, ma certamente una macchina su cui contare per decenni. E' davvero una macchina fantastica, mi spingo a dire che sia da considerare il gioiellino di Olivetti. Lo schema strutturale della 22 è poi stato sviluppato per produrre, dal 1953, la Studio 44 che praticamente ne è la diretta figlia, dotata delle stesse caratteristiche strutturali e della stessa architettura di sospensione del carrello.

Un problema che si presenta spesso al tecnico riparatore della Lettera 22 è la rottura del supporto della leva interlinea. Realizzato in alluminio, è una piccola squadretta che permette alla leva di basculare all'indietro e scomparire appena sopra la manopola sinistra. Questo pezzo è infatti prono alla rottura se riceve un urto o una pressione eccessiva. Il pezzo di alluminio reca fissato al suo interno un alberino di acciaio (crimpato solidamente) che aziona il tirante del dente interlinea.

La riparazione necessaria era solitamente la sostituzione del supportino comprendente l'alberino in acciaio. Per fare ciò occorreva dapprima estrarre la boccolina in ottone fissata mediante un chiodo di acciaio all'alberino. L'operazione era estremamente complessa e difficoltosa anche perchè le parti fissate in fabbrica erano molto precise e il chiodo fissato in una zona con limitatissimo accesso. Insomma, a parte il fatto che il ricambio era costoso, si trattava di un'operazione temuta anche dal tecnico e richiedente molto tempo e pazienza. Negli ultimi anni, esauriti i ricambi, l'unico modo per realizzare correttamente la riparazione era quella di estrarre l'alberino con la squadretta di alluminio in buono stato da una macchina destinata alla rottamazione o alla cannibalizzazione. Però questa faccenda è oltremodo faticosa poichè prevede una notevole lavorazione per l'estrazione e un'altra notevole lavorazione per la sostituzione sulla macchina del cliente. Si tratta anche di rischiare di danneggiare il ricambio nelle operazioni di estrazione.

Negli ultimi dieci anni, su macchine di svariati committenti che mi sottopongono questo problema, ho sviluppato un intervento alternativo, perfettamente risolutivo e funzionale, alla normale "ortodossa" procedura. Risponde cioè alle esigenze di ripristino di una macchina che presenti questo problema senza dover affrontare cifre elevate per la riparazione (richiedente peraltro il ricambio da reperire presso mercatini e quindi con lunghe attese da parte del committente). Si tratta quindi di un intervento che permette di abbassare (relativamente) il costo della riparazione e il tempo di attesa del cliente. Naturalmente lo effettuo ai clienti che da subito manifestano la volontà di risparmiare poichè per gli affezionati possessori di Lettera 22 è comunque sempre possibile eseguire la riparazione "ortodossa"... però devo dire in questa sede che lo sviluppo della tecnica degli ultimi anni mi permette ormai di offire questa soluzione alternativa anche a persone che tendono al restauro, date le ormai raggiunte caratteristiche di affidabilità e di estetica al finito. Credo sia peraltro da sottolineare che l'economicità di questo intervento è assolutamente relativa... poichè non si tratta di una riparazione economica! Bensì una modifica strutturale e applicazione di parti meccaniche che si rendono il più possibile invisibili per riportare la leva dell'interlinea  in condizioni di perfetto funzionamento e apparentemente originale. Insomma, non si tratta di una riparazione da pochi Euro. In nessun caso il mio lavoro è "economico" o "popolare" poichè è mirato verso una clientela che sa apprezzare le macchine per scrivere ed è affezionata alla propria che rappresenta certamente ricordi di persone care.

Come potrete notare, questa pagina descrive molto approfonditamente la procedura di questo intervento. Diversamente da tutto il contenuto del mio sito, che è puramente illustrativo, qui spiego molto chiaramente come eseguire il difficile intervento: perchè... rimane molto difficile e richiedente perizia ed esperienza. Quindi presumo che ben poche persone si sentiranno "agevolate" e decise a ripetere questa operazione che rimane complessa e che, se eseguita male, danneggia ulteriormente la macchina. Però mi pare giusto far capire al lettore appassionato come il tecnico artigiano di lunga data sia in grado di innovare nelle procedure tecniche per "combattere" la progressiva sparizione di ricambi. Insomma, quando i ricambi non si trovano più, è possibile applicare ingegno e materiali per ripristinare il funzionamento di parti meccaniche che altrimenti renderebbero inutilizzabile la macchina.


Come sempre, una lunga carrellata di immagini tratte dal mio archivio. Le immagini spiegano molto più di tante parole, anche se per forza devo abbondare di parole nelle didascalie.


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Il supporto spezzato serve dapprima per tagliare una squadretta di alluminio.




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Il supporto in alluminio rimasto infisso nel telaio. La tipica rottura a seguito di un urto. La sfida è riunire i due frammenti e noto che ci sono "operatori" che tentano questa operazione semplicemente incollandoli con cianoacrilato. Presumo che si possa anche tentare la saldatura a gas ma sarebbe un'operazione richiedente filo sottilissimo e fiamma estremamente precisa e... occhi d'acciaio. Quindi, almeno per il momento, avanti con la tecnica che sto sviluppando e portando a vette di affidabilità notevoli.





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I due frammenti sono assolutamente combacianti. La porosità del materiale inviterebbe a tentare con i collanti moderni ma so per esperienza che, pur unendosi, le parti non sarebbero in grado di resistere alle forze richieste durante l'azionamento dell'interlinea. Però il ruolo degli adesivi moderni c'è ed è importante perchè servono da base di partenza per le lavorazioni successive.





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Ecco la posizione originaria. Partiamo da qui soprattutto per fabbricare la squadretta di irrobustimento.





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Il pezzo originario, una squadretta tagliata troppo corta e infine un elemento che può arrivare a coprire tutte le superfici del supporto originario.
 



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La squadretta superiore è quella che sarà portata a diventare un elemento di irrobustimento del pezzo originario.



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Per prima cosa pratico un foro di 2 mm. Il foro ovviamente NON deve danneggiare la madrevite che riceve la vite di fissaggio della leva. E qui sta il primo grado di difficoltà.




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Il foro deve arrivare fino in fondo al pezzo rimasto del supporto della leva. Notare come il foro filettato del ricettacolo della vite della leva interlinea sia rimasto intatto.





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Il foro deve essere continuo e arrivare fino alla totalità del supporto.






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Una volta che il foro è perfettamente riuscito, senza vibrazioni durante la lavorazione, si estrae la punta e si infila una piccola quantità di cianoacrilato tedesco. Poi si reinfila la punta, che verrà tagliata e fresata per diventare quasi invisibile. La punta, che è di buon acciaio, costituirà l'armatura interna per fornire un buon primo punto di fissaggio dei due frammenti. Naturalmente, pur spiegando bene l'intervento, NON sto fornendo alcuni particolari tecnici molto importanti che sono frutto di anni di esperienza e prove.




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Mentre la punta è ancora in fase di fissaggio, comincio a formare la squadretta di alluminio che poggerà sul supporto originario e abbraccerà anche la parte spezzata. La squadretta deve assolutamente aderire il più possibile all'elemento originario, poichè deve diventarne una vera e propria seconda pelle.




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Si nota l'adesivo che fuoriesce dalla sede della punta affogata.





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Dopo un paio di giorni la punta viene tagliata. Poi sarà fresata per essere assolutamente liscia e priva di parti taglienti. Un dito non deve ferirsi passando sopra di esso con qualunque forza ed angolazione.





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La fresatura iniziale della punta affogata.




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La squadretta viene forata in corrispondenza della madrevite della vite con colletto di fissaggio della leva interlinea. Il foro è filettato e ciò richiederà anche la sostituzione della vite originale con colletto con un elemento che andrà costruito ad hoc. Il colletto può essere sostituito da dadi M3 opportunamente fresati o torniti.




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La vite M3 entra nei filetti dei due elementi. Regolando mediante fresature e limature la squadretta si tende a ottenere che quest'ultima sia il più perfettamente possibile aderente ai due pezzi originari. La vite M3 viene mantenuta in sede durante l'incollaggio con il cianoacrilato tedesco. In questo modo ottengo il perfetto posizionamento degli elementi per le lavorazioni successive (foratura e filettatura).





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Mentre la vite M3 è ancora in sede eseguo il foto (passante, non filettato) per la vite che fisserà la squadretta al supportino. Il foro sul supportino sarà filettato M3 e una vite robusta (elemento ricavato dallo smontaggio di HDD per computer) sarà inserita.





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Il maschio è ripreso qui ma effettivamente filetterò solamente il supporto originale e non la squadretta aggiuntiva.




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Ed ecco la modernissima vite con testa Torx che fisserà in maniera efficace la squadretta al supportino.





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Altra vista della vite di fissaggio.





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A questo punto, il maschio mi serve per perfezionare il filetto sulla squadra.






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Altra vista della filettatura della squadretta.






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Alla fine, una seconda vite viene inserita, dal lato della squadretta. La vite non deve sporgere al di là poichè la leva interlinea deve ruotare liberamente. Quindi la vite aggiunta verrà fresata per ottenere, sull'altro lato, una superficie assolutamente liscia.






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La squadretta è a questo punto fissata mediante adesivi estremamente potenti, un alberino di acciaio (la punta di trapano in acciaio, affogata) e due viti. Quanto basta per renderla ormai più robusta di quanto fosse in origine. Paghiamo in termini di aggiunta di viti che si notano un pochino, ma  ciò è vero solamente se guardiamo da molto vicino.





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Il lavoretto, se bene eseguito, rende la macchina perfettamente funzionante. L'ultimo problemino da risolvere è fabbricare una nuova vite con colletto per fissare la leva: serve più lunga, sì da infilarsi anche nella squadretta aggiuntiva. Così facendo abbiamo ben quattro punti di unione.




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Particolare della vite di fissaggio ricostruita. Volendolo, avrei potuto utilizzare la vite originale, perchè nulla del sistema che ho costruito la rende inoperativa. Semplicemente, voglio che la vite entri anche nella squadretta aggiuntiva. Dopo tutta la fatica per adattarla, voglio che tutto contribuisca a irrobustire il sistema.




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Altra vista del sistema completo.







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Posso assicurare che da mezzo metro di distanza non si nota praticamente nulla. E qualora si notasse qualcosa le viti in acciaio non danno fastidio e appaiono come elementi meccanici assolutamente ragionevoli e funzionali. La squadretta va ora leggermente fresata e poi lucidata per apparire quasi inesistente.




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Dall'esterno nulla suggerisce che la riparazione sia stata eseguita con una incredibile serie di procedure atte a ripristinare il funzionamento originale senza ricorrere a saldature. E persino la sostituzione con un elemento estratto da un'altra macchina lascerebbe segni più evidenti.


 




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Questa procedura è frutto ormai di dieci anni di sviluppo. Come potete capire, leggendo e osservando attentamente le informazioni di questa pagina, sembra un lavoro molto complicato e critico, richiedente pazienza e precisione. In effetti... è proprio così. Ma il risultato parla da solo, e parla per me anche all'utente della macchina.









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Apparentemente una macchina perfetta. Ma sono davvero orgoglioso del lavoro fatto e mi spingo a dire che il supporto della leva interlinea è adesso più robusto e affidabile dell'elemento originale.







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Questa foto è di parecchi anni fa. Il lavoro qui è realizzato nella totale assenza del frammento del supporto spezzato. La squadretta qui funge da sola da supporto. La squadretta è dotata anche del dentino (piegato inferiormente dal basso verso l'alto) di arresto della leva in posizione di lavoro. La vite di fissaggio della leva è dotata di un semplice dado. Infine, le due vitine di fissaggio sono affogate in resina bicomponente. Questo era all'incirca la seconda "generazione" dell'intervento. Oggigiorno posso dire di essere arrivato alla quarta. Peraltro ogni macchina che presenta un simile guasto è un caso a sè poichè ogni rottura (ogni guasto) è sempre del tutto singolare e unico. Il tecnico deve attingere alla sua esperienza per ovviare ai piccoli e grandi inconvenienti che ogni volta si presentano; la procedura che ho illustrato è la base fondamentale ma ogni volta è necessario implementare qualche modifica.

* * * * *



Riparare la macchina per scrivere che è appartenuta a una persona cara rappresenta, più che una spesa, un gesto di rispetto e di riconoscimento. La macchina, se ben trattata, usata e conservata, potrà accompagnarci per decenni a venire; certamente vederla in una luce di testimonianza di un passato a noi vicino la rende interessante e preziosa. Quasi sempre noto negli occhi del committente, quando riconsegno la macchina che mi era stata affidata in pessime condizioni, una luce che è davvero una grossa parte della mia ricompensa, al di là del prezzo pattuito e che sempre è ben lontano dall'enorme mole di lavoro che ho messo con passione.
Ogni tanto qualcuno mi gratifica anche di complimenti che per me valgono come medaglie e che hanno anche l'effetto di farmi impegnare sempre di più in questo antico mestiere. Che deve diventare, nel prossimo futuro, anche qualcosa di concreto, al di là di quanto sto ancora pazientemente "seminando".

Devo quindi pubblicare, anche perchè ne ho avuta l'autorizzazione, le parole che la gentile signorina Isabella I. mi ha fatto avere tramite SMS qualche tempo fa:

"Buonasera! Volevo dirle che mi sto trovando benissimo con la mia Olivetti Lettera 22. Ha fatto un lavoro magistrale. Per cui la ringrazio tanto e le faccio i miei migliori auguri per tutto. Al prossimo "cimelio" da riparare. Cordiali saluti".










CMC Artigiano - Cristiano Marino Casonati

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Il professionista e l'imprenditore che intendono dare un tocco di prestigio nell'ufficio e desiderano restaurare una macchina antica che era del papà o del nonno in azienda molti anni fa; il collezionista che non resiste all'acquisto di quella macchina sulla bancarella, la piccola azienda artigiana che vuole rimettere in servizio una macchina meccanica per particolari esigenze tecniche, appassionati della meccanica e dell'ingegneria, nipoti che ritrovano in soffitta la macchinina del nonno. Giornalisti che sanno ancora scrivere con la macchina e non sopportano la freddezza del computer per un articolo che richiede ponderatezza e profondità. Ma anche nipoti alle prese con il vecchio giradischi o fonovaligia che ronza o non funziona più ma che si vuole riportare in vita.

Dispiace buttar via una macchina che è stata parte della famiglia fin da quando il papà o il nonno l'ha comprata, vero? La mamma l'ha usata per la tesi di laurea ma il nipotino l'ha toccata e adesso non funziona più; ma forse è rimasta in cantina e si è ossidata; oppure il cagnacc... ehm, il caro Fido l'ha fatta cadere e adesso salta la lettera "A"; il disco di Gino Latilla su quel fonografo non si sente più e... altro ancora.
Non buttare via la tua vecchia macchina o il caro giradischi prima di sapere se si può riparare ancora.

Ma può valere ancora qualcosa?
Ma può funzionare ancora?

Si può riparare a un giusto prezzo?


La risposta è: beh, proviamoci!
Niente miracoli, niente promesse elettorali, niente soluzioni con cerotto e fil di ferro.
Tanta professionalità, creatività, inventiva, ed esperienza al tuo servizio per soccorrere la tua macchina che ha visto giorni migliori e che tu vorresti rivedere nuovamente funzionante!





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