Eccola, appena arrivata. In molti punti della carrozzeria appare il bianco-giallognolo dell'alluminio.




Come si può notare, il carrello possiede una parte di carrozzeria con due angolari cromati, molto ben conservati. La macchina è da attribuirsi alla prima serie, prodotta appena prima della seconda guerra mondiale, cioè intorno agli anno 1938-39. La macchina è davvero stata conservata correttamente, al riparo da umidità e sbalzi di temperatura, Si nota peraltro un uso intenso e segni di intaccatura del rullo di gomma, peraltro non troppo indurito.






La vernice si solleva dappertutto e appaiono crepine dove... si solleverà in futuro.







Crepe sulla verniciatura della cappottina basculante.







Sul fianchetto destro, proprio vicino alla cerniera, si nota anche un'ammaccatura da urto. La cappottina è in questo punto abbassata di cinque millimetri e nella chiusura tocca la parte fissa. Inoltre tre o quattro leve portacaratteri sono piegate verso l'esterno. Certamente un oggetto è caduto sulla macchina in questa zona.







La tastiera della macchina appare in ottime condizioni. La macchina merita un restauro di elevata qualità.






I piedini di gomma sono disintegrati. Si sbriciolano e vanno sostituiti. Sto pensando che forse potrei tirarli giù da un'altra Studio 42 che ho in laboratorio, ma forse è meglio sostituirli o fabbricarli con pezzi di gomma dura. Il cervello sta già elucubrando soluzioni ed alternative ma questo è davvero il problema minore.






Particolare della cerniera. Si nota come sia grave il problema del sollevamento della vernice rossa.








Su questa macchina, della serie più antica, appare leggermente più semplice lo smontaggio della carrozzeria, poichè è aperta posteriormente. Però per estrarla dal telaio occorre forzarla un pochino, e sappiamo come l'alluminio non sia amichevole con gli sforzi di piegamento. Ci sarà da fare molta attenzione, soprattutto una volta che la carrozzeria sarà stata riverniciata e bisognerà nuovamente forzare per reinstallarla.
 





I segni dell'urto sulla cappottina, a destra.






Con pazienza e delicatezza si estrae la carrozzeria. Bene, adesso tocca al carrello.







E' necessario estrarre il rullo, separando le manopole e togliendo parecchi elementi meccanici. In queste fasi occorre documentare tutte le operazioni di smontaggio, fotografandole per futura memoria durante il rimontaggio, che può avvenire magari dopo svariati mesi. Mai fidarsi solo della memoria. Prima dell'avvento delle fotocamere digitali occorreva armarsi di carta e matita e stendere disegni e schizzi, numerando viti e pezzettivi vari.
Ciò spiega perchè un restauro comporti tante ore di lavoro.






Ecco la macchinina nuda. Come si può notare, mantiene un grande fascino e, anzi, attira di più l'attenzione se siamo curiosi della meccanica. A destra si può notare un antichissimo attrezzo del tecnico di macchine per scrivere di inizio del Novecento: la pinza per serrare i cerchietti dei tasti.






Il fascino dei martelletti d'acciaio, che recano i caratteri in rilievo. 







I piedini vengono ricostruiti da zero, e sto impiegando una tecnica che imiterà il colore originale. Pezzi di PVC espanso vengono incollati e poi fresati per arrivare a una misura e a una forma molto simile a quelle dei piedini originali. Poi si foreranno con fori a diametro variabile per accogliere le viti originali.




Il wafer di PVC prima della fresatura.






I piedini stanno nascendo. Le viti originali entreranno perfettamente. Poi sulla superficie inferiore si stenderà un piccolo strato di resina gommosa per evitare lo scivolamento della macchina durante l'uso.






I piedini quasi pronti, prima della fresatura finale. In basso a destra due piedini originali, del tutto danneggiati ed appiattiti.








A un bel momento arriva la carrozzeria riverniciata. Bellissima, e noi intanto abbiamo anche ripulito e lucidato la vaschetta reggifoglio.






La parte di carrozzeria del carrello, rossa e dotata di un notevole spessore di rosso. Per svariati decenni a venire il colore non darà fastidi.







Cominciamo a rimontare. Le colonnine originali prendono gommini di sospensione nuovi.





Il guscio di alluminio tirato a nuovo. Non vedo l'ora di finire le lavorazioni meccaniche per rivedere la macchina completa.






La carrozzeria nata alla fine degli anni Trenta è riverniciata con modernissime tecnologie.





Il fregio anteriore, recante la scritta Olivetti e la città della grande società (Ivrea), è stato ripulito per bene e adesso rimontato in sede.





C'è sempre dell'orgoglio nelle scritte delle macchine per scrivere. Più passa il tempo e più ci accorgiamo di quanto valore ci sia nel prodotto meccanico italiano di quell'epoca. Erano tempi duri ma c'era passione e determinazione. Il messaggio arriva fino a noi, in tempi di decadenza, superficialità e consumismo sfrenato. Chissà che non si possa (si debba...) tornare ad antichi usi e costumi.







Il primo piedino è installato. Non perfetto ma gli altri tre verranno molto meglio.







A un bel momento mi appare tra le mani la macchina rimontata. E' sempre un'emozione vedere quanto è migliorata la macchina affidatami. Questa macchina però è arrivata a un livello di bellezza eccezionale, peraltro con una spesa contenuta, dato che si partiva da condizioni non troppo critiche. Il risultato è davvero eccezionale. Sto pensando che in tanti anni di macchine per scrivere non mi è mai capitato di avere in mano una Studio 42 così bella, da sembrare praticamente nuova.






La scrittura, dopo i lavori di revisione della meccanica, è davvero buona. Mi accorgerò, peraltro, che il piano Hh è notevolmente spostato. Sarò costretto a togliere nuovamente la carrozzeria per eseguire alcune delicate regolazioni dell'alzata del carrello. Imprevisti? Certamente, una macchina non funziona MAI bene al primo colpo! Il tecnico restauratore sa bene che in ogni momento, anche quando pensa di avere riparato tutto quello che c'era da riparare, può essere scoperto un nuovo impedimento. Pazienza, perseveranza e testardaggine, sono le armi del tecnico meccanografico.







Le foto in laboratorio sono ben poca cosa rispetto a quanto si potrebbe fare con un buon fotografo e uno studio: questa macchina merita qualche foto fatta bene!







Con la cappottina alzata possiamo notare le bobine del nastro, in metallo nero. Le bobine moderne, di plastica, sarebbero un obbrobrio. La macchina mi era stata consegnata per la riparazione proprio con questi "obbrobrii"... ma per fortuna ho da parte anche qualche bobina Olivetti in metallo.Un piccolo accorgimento, che rimarrà nascosto, che concorre ad aumentare il pregio complessivo della macchina.







E così, eccomi fotografo! Con la reflex e una tovaglietta scatto delle foto per ricordo e per il mio archivio.






La Studio 42 è una macchina non troppo rara ma in simili condizioni, e rossa per di più, sì. Questa macchina potrebbe davvero essere impiegata in un film storico. O partecipare a qualche mostra di tecnologia storica.



Spero davvero che questa pagina susciti in te, gentile ed attento lettore, un'emozione. E magari anche un pochino di orgoglio. Gli italiani, un tempo, erano riconosciuti anche come grandi meccanici e costruttori. Non dobbiamo dimenticarlo: anzi, dovremmo proprio riscoprire certe nostre antiche capacità che sono state abbandonate per rincorrere, spesso vanamente, modernità inutili.